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Dizionario demografico multilingue (Italiano - prima edizione del 1959)

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Da Demopædia.


Questa pagina è un brano della prima edizione del dizionario demografico multilingue.
Sopprimere prego questo avvertimento se lo modificate.
Introduzione | Prefazione | Indice
Capitolo | Generalità indice 1 | Elaborazione delle statistiche demografiche indice 2 | Stato della popolazione indice 3 | Mortalità e morbosità indice 4 | Nuzialità indice 5 | Fecondità e fertilità indice 6 | Movimento generale della popolazione e riproduttività indice 7 | Migrazioni indice 8 | Demografia e problemi economico-sociali indice 9
Sezione | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 20 | 21 | 22 | 23 | 30 | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 40 | 41 | 42 | 43 | 50 | 51 | 52 | 60 | 61 | 62 | 63 | 70 | 71 | 72 | 80 | 81 | 90 | 91 | 92 | 93

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Lo studio della morbosità1 ha per oggetto le malattie2 in seno ad una popolazione. Varie sono le difficoltà incontrate nelle rilevazioni effettuate al fine di ottenere statistiche della morbosità3: l’evasione, la non sempre agevole definizione del malato ed altri motivi rendono malcerta la determinazione del numero di malati o di casi di malattia4. Le statistiche sanitarie5 abbracciano tutti gli aspetti concernenti lo stato sanitario di una popolazione. Di solito vi si includono anche dati sulla mortalità per cause6. Poichè varie malattie possono figurare come cause di morte7, i demografi fanno talvolta ricorso a classificazioni combinate di malattie e di cause di morte.

  • 1. morbosità, s.f. — morboso, agg. — morbo, s.m.
    Si parla anche, nello stesso senso, di morbilità. Qualcuno, però, assegna a questo secondo vocabolo un suo specifico significato (cfr. 425-5*).
  • 2. malattia, s.f. — malato, agg. e s.m. — ammalarsi, v.r. — ammalato, agg.
  • 5. sanitario, agg. — sanità, s.f., e salute, s.f. — sano, agg.; sanitario (s.m.) dicesi anche il medico, e Sanità (colla maiuscola) l’Ente cui è affidata la vigilanza sulla salute pubblica.
  • 7. È il caso di ricordare le varie classificazioni internazionali delle malattie, dei traumatismi e delle cause di morte attualmente in uso: la classificazione analitica, la più dettagliata, la classificazione intermedia, comprendente 150 voci, e la classificazione abbreviata, con sole 50. In Italia, l’Istituto Centrale di Statistica adotta anche una cosiddetta classificazione ridotta ISTAT, di 99 cause o gruppi di cause, ricavata da quella analitica internazionale raggruppando le varie voci di questa, secondo classi stabilite, tenendo specialmente conto delle caratteristiche della morbosità e mortalità italiane. Se di quest’ultima classificazione, fondata sul sistema decimale, si prendono in considerazione le soli voci corrispondenti ai numeri terminanti con zero, si ha la classificazione minima ISTAT.

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La classificazione dei decessi per cause (cfr. 420-7) viene complicata dall’esistenza, accanto a cause uniche di morte1, di cause multiple di morte2, o cause congiunte di morte2. Nel secondo caso, la norma vigente è di considerare come causa di morte, agli effetti della codificazione, non la causa terminale di morte3, o causa immediata di morte3, bensì la causa iniziale di morte4, vale a dire la malattia (o ferita) che ha dato inizio alla successione di eventi morbosi i quali hanno portato al decesso. Da un altro punto di vista, si fa distinzione fra la causa principale di morte5, un tempo detta causa primaria di morte5, e le concause di morte6, o cause secondarie di morte6. I quozienti di mortalità per causa7 vengono di solito espressi per 100-000 abitanti. Si considera anche la proporzione dei decessi per causa8, o quota dei decessi per causa8, sul totale dei decessi per tutte le cause fatto uguale, di solito, a 100 od a 1000.

  • 3. La dizione causa terminale, in contrapposto a causa iniziale, sottolinea una successione cronologica, che cessa però di esistere quando la malattia iniziale è la causa diretta della morte. Le successioni morbose che, eventualmente, si inseriscono fra le due prendon nome di processi morbosi intermedi o complicazioni.
  • 5. Si parla anche di causa dominante di morte.
  • 6. Si parla anche, a questo riguardo, di cause associate di morte, o cause contribuenti di morte.

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La morte, l’inabilità e l’invalidità (425-6*), oltre che di una malattia (420-2), possono essere conseguenza di traumatismi1, o ferite1, o di avvelenamenti2, o di intossicazioni2, ascrivibili a meri accidenti3, od a violenze4. Fra queste ultime si possono distinguere, da una parte suicidi5 e tentati suicidi5, dall’altra omicidi volontari6, lesioni personali volontarie6, avvelenamenti criminosi6, Di solito, i morti per cause belliche7, i dispersi per cause belliche7 ed i feriti per cause belliche7 vengono tenuti distinti dagli altri casi.

  • 1. ferita, s.f. — ferito, agg. e s.m. — ferire, v.t.
  • 3. accidente, s.m. — accidentale, agg.
    L’espressione morte per accidente è da preferirsi a quella di morte accidentale, che è piuttosto da contrapporsi a morte naturale, imputabile — cioè — a malattia o senilità (424-5).
  • 4. violenza, s.f. — violento, agg.
    Si noti che l’espressione morte violenta comprende anche le morti dovute ad accidenti.
  • 6. L’omicidio involontario — ed in particolare l’omicidio colposo — di solito viene considerato come un accidente.
  • 7. I dispersi sono persone scomparse nel corso di operazioni di guerra, delle quali è rimasta ignota la sorte.

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A talune malattie trasmissibili1 viene dedicata speciale attenzione, perchè risultano particolarmente pericolose, data la loro capacità di rapida propagazione. Esse sono le cosiddette malattie epidemiche2, le quali costituiscono oggetto di rilevazione speciale ai fini della formazione di statistiche epidemiologiche3. Tale rilevazione viene agevolata dal fatto che in numerosi Paesi la maggior parte di dette malattie è stata inclusa in un elenco di malattie soggette a denuncia obbligatoria4. Si fa talora distinzione tra malattie croniche5, ad evoluzione lenta, e malattie acute6, a rapida evoluzione, prendendo in considerazione il modo abituale della evoluzione delle specifiche malattie. Trattasi, però, di una classificazione largamente imprecisa.

  • 1. Le espressioni malattie trasmissibili, malattie contagiose e malattie infettive non costituiscono sinonimi. La denominazione di malattie contagiose non si applica che alle malattie suscettibili di trasmissione diretta da uomo a uomo: la malaria, malattia trasmissibile, non è contagiosa. D’altra parte, certe malattie infettive, come la febbre puerperale, non possono propriamente essere considerate come malattie trasmissibili.
  • 2. epidemico, agg. — epidemia, s.f.
  • 3. epidemiologico, agg. — epidemiologia, s.f. — epidemiologo, s.m.: specialista di epidemiologia.
    Le statistiche epidemiologiche non riguardano soltanto le malattie epidemiche, cioè le malattie che rapidamente si diffondono in una collettività sana per poi estinguersi dopo una durata più o meno lunga (esempio tipico, l’influenza), ma anche le malattie endemiche, le quali incidono con continuità sulla popolazione di un determinato territorio, in misura abbastanza uniforme (ad esempio la tubercolosi), oppure presentando recrudescenze di notevole entità (come la polio-melite). In quest’ultimo caso si parla di malattie endoepidemiche.
  • 4. Alcune legislazioni prevedono anche malattie soggette a denuncia facoltativa. Per queste (e per altre) malattie, la denuncia è tuttavia obbligatoria, in certi Paesi, in determinate circostanze: ad esempio, quando si manifestano casi in convivenze (110-5*).

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Fra le cause di morte (420-7) che presentano un interesse particolare per il demografo si possono menzionare le malformazioni congenite1, le malattie dei neonati2, ed il gruppo di malattie e traumatismi collegati con gravidanza, parto e stato puerperale3. La mortalità connessa con la maternità prende il nome di mortalità materna4. La si studia utilizzando rapporti fra casi di morte e numero di parti — o di nati, se questo non sia conosciuto —, per classi d’età delle donne, o fra casi mortali in complesso e numero totale di parti (o nati), o fra gli stessi casi ed il totale della popolazione. La quota dei decessi per cause non determinate, vale a dire per cause non specificate o mal definite e per senilità5, può essere considerata indicativa dell’accuratezza della rilevazione e della classificazione dei decessi secondo le cause in un dato caso concreto (cfr. 230 e 421).

  • 2. Si fanno varie ripartizioni dei casi di morte al di sotto dell’anno (cfr. 411-1). Una di queste distingue fra decessi dovuti a cause endogene e decessi imputabili a cause esogene. Secondo tale distinzione, si fanno rientrare nel primo gruppo i casi imputabili alla costituzione interna del neonato, o alle circostanze del parto, e nel secondo quelli che trovano la loro origine nei contatti fra neonato e mondo esterno (malattie infettive423-1 * — e accidenti422-3 —, in primo luogo). Altra distinzione è quella fra cause di morte selettive e cause di morte non selettive, per la quale si considerano come selettive le cause che eliminano individui congenitamente o acquisitamente deboli o tarati (912-3*), e che perciò possono considerarsi avere una minore resistenza organica, e come non selettive le altre. Le due classificazioni citate si rassomigliano molto, ma non coincidono.
    Si noti che si parla di cause di morte selettive anche per designare i morbi letali che attaccano preferibilmente od esclusivamente gli individui di un determinato gruppo, od aventi determinate caratteristiche le quali non rappresentano necessariamente un indice di minore resistenza organica in senso assoluto. E si noti, ancora, che la distinzione fra cause endogene ed esogene viene estesa ai casi di morte al di sopra dell’anno, intendendosi allora per cause endogene tutte le affezioni letali legate alla costituzione organica e risultanti da un alterato metabolismo (diabete ad esempio) e per cause esogene tutte le affezioni dovute a microorganismi animali o vegetali, od a condizioni ambientali.
  • 3. Si parla di mortalità puerperale con riferimento alla mortalità connessa collo stato puerperale.
  • 4. Correttamente, la misura della mortalità materna dovrebbe essere calcolata con riferimento al numero dei concepimenti, o alla stima del medesimo data dalla somma di parti ed aborti manifesti.
  • 5. senilità, s.f. — senile, agg.

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I più comuni indici di morbosità1 prendono in considerazione tre aspetti principali del fenomeno — frequenza, durata e gravità delle malattie —, ciascuno dei quali può essere variamente inteso e misurato. Detti indici (136-1) possono essere calcolati, o per singola malattia, o per l’insieme delle malattie. Il rapporto tra il numero degli individui caduti malati, per una data malattia, entro un definito intervallo di tempo, e la popolazione media dell’intervallo esprime il quoziente di morbosità2 per quella data malattia. Si dà pure il nome di quoziente di morbosità al rapporto tra il numero delle manifestazioni di malattia (numero dei casi di malattia420-4) avutesi entro l’intervallo temporale e la popolazione media dell’intervallo. Entrambi i quozienti concorrono a definire la frequenza (diffusione) di una malattia, con risultati che possono però differire, anche sensibilmente, soprattutto nel caso di malattie esogene (cfr. 424-2*) non immunizzanti, potendo, entro il periodo di tempo prescelto, più casi di malattia riferirsi ad un medesimo individuo. Nella pratica, il ricorso all’uno o all’altro quoziente è quasi sempre dovuto alla particolarità delle rilevazioni (cioè alla possibilità di ottenere l’uno o l’altro dei dati da porsi a numeratore del rapporto). Un altro indice della frequenza delle malattie è dato dalla proporzione di malati3 in una popolazione, ad un dato momento. Si calcola anche la durata media dei casi di malattia4, la quale, come il numero medio di giornate di malattia5 per individuo del gruppo studiato, durante un certo lasso di tempo, serve a precisare quantitativamente il grado di inabilità6 o di invalidità6, che la malattia comporta. Ed ancora, si misura la gravità di una malattia a mezzo di quozienti di letalità7, che esprimono la frequenza di casi terminanti con la morte con riferimento, o al numero di malati di una data malattia, o al numero di manifestazioni della medesima, in un lasso di tempo convenientemente scelto. Calcolo, questo, che presenta ovvie difficoltà per le malattie a lungo decorso, anche prescindendo da questioni di completezza (202-4) dei dati statistici sulla morbosità.

  • 2. Si parla di quoziente di morbosità generale quando si prendono in considerazione tutte le malattie e di quozienti di morbosità specifici per malattia con riferimento ad una sola.
    Per designare il rapporto fra il numero di casi di malattia rilevati in un certo periodo ed il numero di persone che sono cadute ammalate nello stesso periodo qualcuno ha introdotto la dizione indice di labilità alle malattie.
  • 5. L’espressione coefficiente di morbilità è invalsa per designare particolarmente un rapporto fra il numero complessivo delle giornate di malattie rilevate durante un periodo ed il numero di esposti al rischio di malattia, per classe d’età.
  • 6. inabilità, s.f. — inabile, agg., ff. s. invalidità, s.f. — invalido, agg., ff. s.m.
    Non è del tutto precisata la distinzione che la letteratura scientifica (demografica, giuridica, ecc.) ed il linguaggio corrente fanno fra un inabile ed un invalido. Il primo vocabolo dovrebbe esprimere un concetto più generico, sembra, e riferirsi al fatto fisico di una ridotta attitudine al lavoro (cfr. 358-7); il secondo, invece, dovrebbe piuttosto riferirsi ad una capacità di guadagno ridotta, in modo permanente, in una misura che la legge s’incarica di stabilire, e quindi sottolinea piuttosto una relazione di natura economica fra l’individuo e la società.
  • 7. letalità, s.f. — letale, agg.

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Capitolo | Generalità indice 1 | Elaborazione delle statistiche demografiche indice 2 | Stato della popolazione indice 3 | Mortalità e morbosità indice 4 | Nuzialità indice 5 | Fecondità e fertilità indice 6 | Movimento generale della popolazione e riproduttività indice 7 | Migrazioni indice 8 | Demografia e problemi economico-sociali indice 9
Sezione | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 20 | 21 | 22 | 23 | 30 | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 40 | 41 | 42 | 43 | 50 | 51 | 52 | 60 | 61 | 62 | 63 | 70 | 71 | 72 | 80 | 81 | 90 | 91 | 92 | 93