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Dizionario demografico multilingue (Italiano - prima edizione del 1959)
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Nei censimenti della popolazione (202-1) si fa distinzione fra la popolazione residente1, o popolazione legale1 (cfr. 212-6*), costituita da quanti hanno dimora abituale (310-6) nel luogo in cui sono stati censiti, e la popolazione presente2, o popolazione di fatto2, formata da quanti vi vengono invece effettivamente rilevati (130-4*) come presenti al censimento. Pertanto, entrano a far parte della prima, oltre alle persone abitualmente dimoranti e presenti3, anche quelle temporaneamente assenti4 (cfr. 205-7*), od occasionalmente assenti4, dal luogo della rilevazione, e della seconda quanti sono presenti nello stesso luogo, sia che vi abbiano dimora abituale sia che, essendo residenti altrove, vi si trovino solo temporaneamente presenti5, od occasionalmente presenti5. I due modi di enumerare la popolazione non conducono, anche considerando l’intero Paese, allo stesso risultato, essendo compresi tra i residenti assenti individui che si trovano all’ estero (802-2*), e tra i non residenti presenti individui che hanno la residenza all’estero. Luogo di dimora abituale6, per un individuo, è quello in cui egli di solito vive. I membri di collettività permanenti diverse dalle famiglie (caserme, prigioni, collegi, ecc.) costituiscono la popolazione delle convivenze7 (cfr. 110-5*). Norme speciali vigono spesso per la rilevazione delle persone senza fissa dimora8.
- 1. residente, agg. e s. — risiedere, v.i. — residenza, s.f.
Si distingue fra popolazione residente legale, che è quella ottenuta in occasione di un censimento, e popolazione residente calcolata, derivata da questa per mezzo dei dati sul movimento della popolazione (201-6) residente. - 2. presente, agg. e s. — presenza, s.f.
- 5. L’espressione popolazione occasionale, nell’uso corrente, con riferimento sopratutto alla situazione di grandi città, riceve il senso preciso di quella parte della popolazione presente e non residente, la quale non appartenga alla popolalazione fluttuante, cioè alla popolazione non residente soggetta ad un movimento periodico (a scopo di lavoro, per turismo, ecc.) di entrata e di uscita su di un territorio determinato.
- 6. La residenza (310-1*) di una persona è nel comune (303-I) ove essa ha la dimora abituale. Questo, ai fini del censimento, anche nel caso in cui la persona non abbia ancora regolarizzato la sua posizione all’anagrafe (212-1) comunale.
- 7. In Italia, i membri delle convivenze (110-5*) formano oggetto di rilevazione distinta, nei censimenti, a mezzo di appositi fogli di convivenza (207-4).
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I criteri per distinguere fra centri rurali1, o agglomerati rurali1, e centri urbani2, o agglomerati urbani2, nella documentazione demografica, variano secondo i Paesi: usualmente, essi fanno riferimento alla dimensione del centro (spesso è classificato come rurale ogni centro con meno di 2.000 abitanti) od alla percentuale di popolazione attiva addetta all’agricoltura (350-1 e 359). Nei Paesi in cui vige una ripartizione amministrativa per comuni (cfr. 303-I, ad esempio), i quali vengano tutti — in base a criteri vari — classificati come rurali od urbani, per popolazione rurale3 s’intende, di solito, l’insieme degli abitanti dei comuni rurali, e per popolazione urbana4 la rimanente. Ma anche in questi, come nei casi in cui non vigono divisioni amministrative del territorio in comuni, la distinzione fra popolazione rurale e popolazione urbana viene talora fatta in base a varie altre regole particolari.
- 3. rurale, agg. — ruralizzazione, s.f.: aumento della proporzione di abitanti in campagna.
Non confondere popolazione rurale e popolazione agricola (359-2). - 4. urbano, agg. — urbanesimo, s.m.: aumento della proporzione di abitanti in città; tendenza della gente ad inurbarsi (v.r.), cioè a trasferirsi nelle città.
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L’intensità del popolamento1 di un certo territorio (301-2) viene misurata spesso calcolando la densità della popolazione2, o popolazione relativa2, rapporto fra il numero di abitanti e la superficie del territorio medesimo, espressa normalmente in termini di km2, o di ha per zone circoscritte, fittamente popolate, come i centri urbani (311-2). La dispersione del popolamento3 dipende dal tipo di insediamento4, accentrato oppure sparso (cfr. 306-1*). Si calcola anche il centro medio della popolazione5 di un dato territorio, la cui posizione viene determinata come quella di un centro di gravità assegnando pari peso ad ogni abitante.
- 1. intensità, s.f. — intenso, agg.
- 2. densità, s.f. — denso, agg.
- 5. È agevole anche il calcolo del centro mediano della popolazione, che è il punto del piano che ha per coordinate le mediane ponderate delle longitudini e latitudini dei singoli centri abitati (306-1*), con pesi proporzionali al loro numero di abitanti (cfr. 140).
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Vari indici specifici di densità1 consentono di confrontare la densità della popolazione (312-2) di territori diversi eliminando l’influenza di determinati fattori differenziali. Fra questi, si possono menzionare la densità della popolazione per unità di superficie coltivabile2 e la densità della popolazione agricola per unità di superficie coltivabile3 (cfr. 359-2). Talvolta queste misure sono riferite alla superficie coltivata4, anzichè alla superficie coltivabile5. Si considerano pure, astrattamente, una densità massima6, o densità potenziale6, ed una densità ottimale7 (cfr. 902-4*) corrispondenti al maximum di popolazione (904-1) ed all’optimum di popolazione (902-4) di un territorio, in date circostanze.
- 2. Altre misure di densità della popolazione in uso in Italia sono la densità per km2 di superficie agraria e forestale e la densità ecumenica, o densità dell’ecumene, riferita alla sola parte abitabile del territorio (cfr. 302-4*).
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