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Dizionario demografico multilingue (Italiano - prima edizione del 1959)
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La legittimità1 o meno di una nascita, cioè il carattere giuridico della filiazione (114-5), dipende dalla natura giuridica dell’unione (501-3) fra i genitori (112-2). In senso stretto, il nato legittimo2 è quello che è stato concepito (602-1*) dai genitori in corso di matrimonio (501-2).
Secondo la legislazione italiana e di molti altri Paesi, la distinzione fra nascite legittime3 e nascite illegittime4 si basa di solito sullo stato matrimoniale della madre al parto (603-4), e fra le prime vengono incluse quelle che derivano da concepimenti antenuziali5 (concepimenti, cioè, avvenuti prima delle nozze), allorchè il matrimonio sia stato celebrato prima del parto. I nati illegittimi6, o figli illegittimi6, o figli naturali6, possono essere riconosciuti7 dall’uno, o dall’altro, o da entrambi i genitori. La legittimazione9 degli illegittimi avviene in diverse forme — per lo più per susseguente matrimonio — e con effetti giuridici, per i figli naturali legittimati8, che variano a seconda delle legislazioni.
- 4. illegittimo, agg. — illegitimità, s.f.
- 6. Si può ulteriormente specificare: figli adulterini, per i nati da genitori dei quali almeno uno sia legato in matrimonio con altra persona; figli incestuosi, nel caso di genitori fra i quali esista un impedimento al matrimonio per parentela (anche in linea collaterale sino al 2 grado) od affinità (in linea retta - cfr. 114).
- 7. riconoscere, v.t. — riconoscimento, s.m.: atto con cui un individuo si riconosce genitore (112-2*) di un nato illegittimo.
- 9. legittimazione, s.f. — legittimare, v.t.
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I nati (601-3*) vengono anche classificati, secondo l’ordine di nascita1 in nati del 1° ordine, del 2° ordine, ecc.: l’ordine viene fissato secondo vari criteri, tenendo conto, ad esempio, dei soli nati dal matrimonio attuale2, o di tutti i nati dalla stessa madre3, ed includendo o non i nati morti (410-6*), ecc. Talvolta si fa una classificazione, non per ordine di nascita, ma per ordine di parto4, la quale differisce dalla prima per l’esistenza dei parti plurimi (606-2), o per ordine di gravidanza5, includendosi in quest’ultima anche gli aborti (603-5). A seconda del numero dei parti (603-4) avuti, le donne vengono classificate per parità6, in primipare7, al loro primo parto, ed in pluripare8, o multipare8, che hanno già avuto parti in precedenza. Una donna che non ha avuto parti è detta nullipara9.
- 1. I nati del primo ordine sono detti primogeniti (agg. e s.m.), e quelli degli ordini successivi (secondogeniti, terzogeniti, ecc.) cadetti (s.m. e agg.).
I nati dei primi ordini vengono anche qualificati come nati di ordine basso (ad esempio, primi e secondi nati); per contrapposto, si parla di nati di ordine elevato (ad esempio, per nati di ordine successivo al sesto o settimo). Trattasi di espressioni il cui preciso significato deve essere indicato a volta a volta da chi le impiega.
Qualcuno usa anche parlare di ordine di generazione riferendosi indifferentemente all’ordine di nascita o all’ordine di parto. Ma nella documentazione, come nella letteratura demografica, l’espressione viene usualmente intesa nel senso di ordine di nascita. - 5. Si usa, nella letteratura ostetrica, parlare di primigravide, con riferimento alle donne alla loro prima gravidanza (602-5), e di multigravide, per- le donne con precedenti gravidanze. Una primipara può essere una multigravida se ogni sua precedente gravidanza si è conclusa con un aborto.
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Nello studio della distribuzione delle nascite nel tempo1 (601-3), nel corso del matrimonio (501-2), si prendono in considerazione gli intervalli di tempo che corrono fra le nozze ed il primo parto (603-4), o fra parti successivi, cioè i cosiddetti intervalli genesici2. Si usa precisare intervallo protogenesico3, o intervallo protogenetico3, per designare il lasso di tempo che corre tra il matrimonio ed il primo parto, ed intervallo intergenesico4, o intervallo fra parti successivi4, per ogni altro caso. La [[durata del matrimonio alla n. ma nascita|durata del matrimonio alla n.ma nascita]]5 viene impiegata per studiare lo stesso fenomeno. Si parla di distanziamento delle nascite6, talora nel senso di (612-1), ma più spesso per sottolineare una volontaria regolazione delle nascite (cfr. 623). Àgli effetti del computo del periodo d’esposizione fra gravidanze successive7 (cfr. 637), l’intervallo intergravidico7 viene determinato in vari modi: o dalla fine di una gravidanza (602-5) all’inizio della successiva, o escludendo anche il periodo del puerperio (603-6), o, infine, escludendo ancora in aggiunta il periodo di amenorrea (620-7) da allattamento.
- 3. Intervallo protoconcezionale è usato per indicare il periodo di tempo fra le nozze e il primo concepimento (602-1).
Particolare interesse presenta lo studio della distribuzione dei primogeniti (611-1*) in funzione della distanza dalle nozze: la curva che la raffigura è stata denominata curva protogenesiea, o curva protogenetica. - 4. Si parla di intervallo interconcezionale per indicare il periodo di tempo fra concepimenti consecutivi.
- 6. distanziamento, s.m. — distanziare, v.t.
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